Gli accenti sono il limite degli assistenti vocali

Gli assistenti vocali si stanno diffondendo in tutto il mondo, eppure hanno un limite che non è di poco conto: non riconoscono gli accenti che non appartengono a lingue diffuse come l'inglese.

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Assistenti vocali problema accenti
Gli assistenti vocali non riconoscono tutti gli accenti.

L’introduzione degli assistenti vocali ha cambiato il modo di utilizzare i computer. Infatti adesso è possibile rivolgersi ai dispositivi tecnologici parlando con la propria voce, come avviene quando ci si rivolge ad altri esseri umani. Tuttavia, i vari Siri, Alexa e Google Home, stanno palesando un limite da non sottovalutare e che in molti stanno lamentando. Nonostante le varie piattaforme siano aggiornate per comprendere al meglio i comandi dettati vocalmente, c’è il problema degli accenti. Infatti questi dispositivi spesso non riconoscono gli accenti più marcati o meno diffusi al mondo, e non rispondono di conseguenza alle richieste degli utenti.

Halcyon M. Lawrence, docente presso la Towson University, nel suo saggio Siri Disciplines per Your Computer Is on Fire ha analizzato alcune delle carenze degli assistenti vocali attualmente in commercio. Lo studioso ha rilevato che alcune mancanze stanno precludendo a diverse persone la possibilità di ricorrere a questa nuova tecnologia.

Gli assistenti digitali spesso vengono definiti rivoluzionari. Quest’aspetto lo si può indubbiamente riscontrare nella capacità di questi strumenti di riconoscere e comprendere il linguaggio umano. Inoltre è vero che è in costante aumento il numero di coloro che li utilizzano, e di conseguenza l’incremento delle vendite dei vari Alexa di Amazon o Google Home. La rivoluzione però non c’è stata per quanto riguarda il riconoscimento degli accenti.

Gli assistenti vocali e il problema degli accenti

Coloro i quali hanno una lingua dagli accenti meno diffusi (come ad esempio alcuni cittadini afro-americani) stanno avendo grossi problemi nel comunicare con Alexa o Siri che, spesso, non comprendendo i loro messaggi, forniscono delle risposte del tutto sballate.

Dunque, in questo caso, non si può parlare di rivoluzione perché ci sono dei limiti evidenti che non garantiscono a tutti l’accesso agli assistenti vocali. Tra le giustificazioni che vengono addotte a questa problematica, c’è quella secondo cui, trattandosi di una tecnologia ancora in fase di espansione, si debba attendere un po’ di tempo per permettere ulteriori sviluppi che le rendano ancor più performante.

Tuttavia, siamo di fronte ad una questione che non è di poco conto. Basti considerare che gli utenti che hanno degli accenti meno comuni si vedono costretti a cambiare il loro modo di parlare o a modificare le richieste per farsi capire dagli assistenti digitali. Questo crea una sorta di “discriminazione” nei confronti di chi non parla una lingua cosiddetta “standard” e si sente escluso dalla possibilità di usufruire di tutti i vantaggi offerti dagli avveniristici dispositivi.

Una situazione simile si ha anche negli strumenti vocali degli indirizzi pubblici o delle banche e compagnie aeree, eppure gli esperti affermano che le limitazioni sono nettamente maggiori negli assistenti Siri di Apple, Alexa di Amazon e Google Home. Ad esempio, le tecnologie della Pubblica Amministrazione richiedono una comprensione degli accenti standard, invece per quanto riguarda gli assistenti vocali, non solo è necessaria la comprensione, ma anche la capacità di esprimersi con determinati accenti. Quindi si obbliga implicitamente l’utenza a conoscere la lingua inglese.

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Un problema che va risolto per evitare una volta per tutte che i consumatori di madrelingua meno diffuse vengano esclusi e discriminati nell’utilizzo degli assistenti digitali.

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