Il capo di Apple Bob Borchers ha recentemente difeso la decisione di dotare il modello base del MacBook Pro da 14 pollici di soli 8 GB di memoria. “8 GB in un MacBook Pro sono probabilmente paragonabili a 16 GB su altri sistemi. Siamo in grado di utilizzare la memoria in modo molto più efficiente”.
Quando sono stati annunciati i nuovi iMac e MacBook con chip M3, Apple parlava già del concetto di “caching dinamico”. Con questo metodo, le applicazioni avrebbero utilizzato la memoria di sistema in modo molto più economico rispetto al passato, consentendo a specifiche apparentemente deludenti di ottenere prestazioni migliori del previsto.
Il VP Worldwide Product Marketing di Apple Bob Borchers ha parlato con l’ingegnere ML Lin YilYi, che gli ha chiesto spiegazioni sulla decisione di dotare il modello base del MacBook Pro da 14 pollici di soli 8 GB di memoria. In effetti, questa capacità di memoria non sarebbe ormai degna di un “Pro”. Tuttavia, si tratta di memoria unificata (memoria condivisa sia dalla CPU che dalla GPU), il che, secondo Borchers, significa che non c’è paragone con, ad esempio, l’alternativa Windows. Inoltre, secondo Borchers, le persone devono guardare “oltre le specifiche” e giudicare l’hardware in base alle sue prestazioni.
“Confrontare la nostra memoria con quella di altri sistemi non è equivalente, perché abbiamo un uso così efficiente della memoria, usiamo la compressione della memoria e abbiamo un’architettura di memoria unificata”, ha detto Borchers.
Aggiornamento costoso
In Europa, il MacBook Pro da 14 pollici è disponibile a partire da 2029 euro, mentre la versione con 16 GB a bordo costa 230 euro in più. Chi desidera 24 GB deve pagare 2489 euro. Anche gli upgrade in termini di memoria SSD sono costosi: 1TB invece di 512GB costa 230 euro in più, mentre 2TB possono essere scelti per 690 euro in più.
In altre parole, se 8 GB sono sufficienti per le applicazioni utilizzate, conviene comunque risparmiare. Apple consiglia di dare un’occhiata al Monitoraggio attività: il verde indica che la RAM disponibile è sufficiente, il giallo indica che è quasi completamente utilizzata, il rosso indica che è necessaria altra RAM. Quando un utente supera questa capacità, il dispositivo (sia esso un PC, un iMac o uno smartphone) passa all’archiviazione di sistema, aumentando la latenza di un margine significativo. Anche se le unità SSD sono oggi molto più veloci dei dischi rigidi del passato, l’impatto sulle prestazioni che ne deriva è ancora facilmente percepibile. Chi acquista un MacBook Pro per carichi di lavoro professionali, quindi, vedrà presto questo problema come una seccatura.
Borchers sembra consigliare agli utenti di venire a provare un MacBook Pro in un Apple Store, anche se un’istantanea del genere fornisce senza dubbio un’immagine incompleta della realtà pratica. In definitiva, anche la capacità della memoria di sistema non è qualcosa che si può superare semplicemente con l’ingegno tecnico: lo stesso vale, ad esempio, per la VRAM (memoria video) di una GPU quando si eseguono carichi di lavoro AI o applicazioni grafiche pesanti.
In breve: Apple rimane ferma sulla scelta di 8GB come minimo, sostenendo che la propria capacità di memoria è doppia rispetto a quella di una macchina Windows o Linux. In ogni caso, i clienti non prenderanno alla leggera la decisione di acquistare o meno più memoria: poiché la memoria è vincolata al pacchetto SoC, non è possibile effettuare un upgrade “drop-in”, come nota giustamente The Register.