Amazon: disabilitato il sito di propaganda dell’ISIS

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Amazon: disabilitato il sito di propaganda dell’ISIS

Amazon Web Services ha disabilitato un sito web di propaganda appartenente all’ISIS e gestito dal braccio mediatico del gruppo del califfato nero. Pare che la piattaforma fosse attiva da aprile. Lo riporta il Washington Post. Nel disabilitare il sito, Amazon si è avvalso delle politiche di AWS sull’utilizzo accettabile.

Amazon ha disabilitato un sito web dell’ISIS?

Il Washington Post riporta che l’ISIS ha utilizzato Amazon Web Services per promuovere contenuti che incitano all’estremismo. Il braccio mediatico della propaganda dello Stato Islamico Nida-e-Haqq ha pubblicato sulla piattaforma dei messaggi scritti in lingua urdu. Tra questi vi sarebbero anche alcuni post che celebrano e lodano il recente attentato a Kabul, attribuito all’ISIS Khorasan. Ora, dal momento che Amazon vieta ai clienti di fare uso dei servizi dell’azienda per incitare alla violenza, la società ha ritirato il sito web dell’ISIS. Lo staff si è basato sulle politiche di AWS, che riguardano appunto l’utilizzo accettabile.

Il sito era attivo da aprile

Amazon disabled ha fornito una serie di contenuti dell’app del braccio mediatico. Tra questi c’è anche una foto che mostra l’attentatore di Kabul avvolto in un giubbotto suicida. Il sito è attualmente protetto da password, e quindi non visualizzabile dall’utenza. Secondo, però, i registri di dominio online, sembra che il sito di propaganda dello Stato Islamico fosse attivo sulla piattaforma di Amazon almeno da aprile. Tuttavia, la società non ha specificato come Nida-e-Haqq sia riuscito a eludere il suo rilevamento per diversi mesi. Rimane comunque probabile che non i sapesse nulla di questo sito dell’ISIS.

I contenuti estremisti sono un problema sui social dopo la caduta di Kabul

I contenuti e i post su talebani ed estremisti sono un problema molto attuale per i social, così come i più importanti servizi di hosting, come quello di Amazon Web Services. L’organizzazione ha infatti utilizzato servizi online come Twitter e WhatsApp per diffondere il proprio messaggio di propaganda. Le principali piattaforme web di trovano dunque a dover decidere se rivedere la propria politica sul trattamento dei contenuti talebani. Al contempo, le politiche già attive sulla moderazione dei contenuti sulla violenza devono rimanere attivi.


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