La piattaforma di social media X di Elon Musk ha rimosso centinaia di account legati a Hamas e ha eliminato o etichettato migliaia di contenuti dopo l’attacco del gruppo militante a Israele, secondo quanto dichiarato dall’amministratore delegato della società, precedentemente nota come Twitter.
Giovedì Linda Yaccarino ha illustrato gli sforzi compiuti da X per contrastare la diffusione di contenuti illegali sulla piattaforma. La Yaccarino ha risposto all’avvertimento di un alto funzionario dell’Unione Europea, che ha chiesto informazioni su come X si stia conformando, durante la guerra tra Israele e Hamas, alle nuove e severe regole digitali dell’UE, volte a ripulire le piattaforme di social media. “Finora, dall’inizio del conflitto, X ha identificato e rimosso dalla piattaforma centinaia di account affiliati a Hamas”, ha dichiarato Yaccarino in una lettera pubblicata su X.
X (Twitter) ha rimosso centinaia di account legati ad Hamas: CEO
La piattaforma sta “valutando e affrontando in modo proporzionato ed efficace i contenuti falsi e manipolati identificati durante questa crisi in costante evoluzione e cambiamento”, ha scritto in risposta alla richiesta del commissario europeo Thierry Breton, responsabile del digitale per il blocco dei 27 Paesi. In base al Digital Services Act dell’UE, entrato in vigore ad agosto, le società di social media devono intensificare la vigilanza sulle loro piattaforme per individuare i contenuti illegali, sotto la minaccia di multe salate.
“Su X non c’è posto per organizzazioni terroristiche o gruppi estremisti violenti e continuiamo a rimuovere tali account in tempo reale, anche con sforzi proattivi”, ha dichiarato Yaccarino. X ha preso provvedimenti per “rimuovere o etichettare decine di migliaia di contenuti” e ha sottolineato che le Community Notes – una funzione che consente agli utenti di aggiungere i propri fact-check ai post – sono “visibili su migliaia di post, generando milioni di impressioni”.
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Da quando il miliardario Musk ha acquisito Twitter l’anno scorso e l’ha rinominato, secondo gli esperti la piattaforma è diventata non solo inaffidabile, ma promuove attivamente le falsità, mentre uno studio commissionato dall’UE ha rilevato che è la piattaforma con i peggiori risultati per la disinformazione online. Anche rivali come TikTok, YouTube e Facebook stanno facendo fronte a un’ondata di voci e falsità infondate sul conflitto mediorientale, giocando al tipico “whack-a-mole” che si scatena ogni volta che un evento di cronaca cattura l’attenzione del mondo.