Donald Trump inserisce Xiaomi nella blacklist

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Trump limita le attività USA di Xiaomi

Come ultimo provvedimento prima di abbandonare la Casa Bianca, Donald Trump ha deciso di immettere nella blacklist l’azienda cinese Xiaomi. I motivi? Essere parte integrante di un sistema collegato all’esercito della repubblica popolare. L’accusa è meno pesante rispetto a quella che ha dovuto subire la collega Huawei, competitor, assieme alla ZTE, della nuova tecnologia 5G con le aziende USA, perchè non la esclude totalmente dal ricco mercato americano. Dietro la decisione di Trump c’è la voglia di limitare il più possibile la potenza di Xiaomi nel circuito tecnologico americano, che negli ultimi anni, ha portato più danni che benefici all’economia del paese.

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Cosa comporterà la scelta di Trump di limitare l’attività di Xiaomi?

Ora bisogna valutare quanto l’assenza della Xiaomi sia deleteria per la Cina. Sappiamo che da oltre un anno vi è una non dichiarata guerra tecnologica tra Usa e Cina legata alla tecnologia 5G. Lo testimonano non solo le attività anti-Huawei dell’amministrazione Trump, ma la demonizazione continua delle tecnologie cinese. Le quali sarebbero sempre e comunque collegate con gli interessi strategici di Pechino. Lo dicono gli stessi americani in più documenti ufficiali, come il Course Correction, firmato da think thank come Asia Society e 21 Century China. La Cina ha bruciato le tappe e gli Usa sono rimasti indietro, e in maniera anche abbastanza pesante. Tanto che gran parte dei provvedimenti pre Covid, erano mirati al limitare al minimo le attività di gran parte dei colossi cinesi, dalla stessa Xiaomi a ZTE passando per Huawei.

Tornando a Xiaomi, i maggiori problemi saranno per gli investitori della azienda. Questi ultimi non potranno più acquistare azioni e porteranno ad una caduta a picco del titolo azionario. L’aspetto positivo per la società è che potrà comunque continuare a costruire rapporti con le aziende americane, dato che la loro presenza non è stata messa in discussione dal provvedimento del presidente americano.

La risposta della società cinese

Con un comunicato la Xiaomi ha risposto al provvedimento di Donald Trump: “Xiaomi ha sempre rispettato la legge e agito in conformità con le disposizioni e i regolamenti delle giurisdizioni dei Paesi in cui svolge la propria attività. La Società ribadisce che fornisce prodotti e servizi per uso civile e commerciale. Conferma inoltre di non essere posseduta, controllata o affiliata all’esercito cinese e di non essere una “Società militare comunista cinese” come definita dal NDAA. Xiaomi intraprenderà azioni appropriate per proteggere gli interessi della Società e dei suoi azionisti e sta esaminando anche le potenziali conseguenze di questo atto per avere un quadro più completo del suo impatto sul Gruppo. Ci saranno ulteriori annunci, se e quando Xiaomi lo riterrà opportuno“.

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