Al Dawn Café di Tokyo, un progetto che mira all’inclusione dei disabili nel mondo del lavoro passa attraverso una platea di piccoli robot.
Dawn Café: cos’è?
L’esperimento di occupazione inclusiva nasce a Tokyo e si sviluppa nel quartiere Nihonbashi, in quello che è il Dawn Café. L’idea è di Kentaro Yoshifuji, un imprenditore che ha co-fondato l’azienda Ory Laboratory, produttrice di robot. Yoshifuji era un bambino cagionevole, e la sua malattia gli impediva di andare a scuola e godere delle interazioni sociali di cui abbiamo tutti bisogno in giovane età. Per 3 lunghi anni, l’imprenditore giapponese restò in un letto d’ospedale. Fu in quel periodo che il seme di questa rivoluzionaria idea cominciò a schiudersi, e oggi è una realtà a tutti gli effetti. Yoshifuji ha creato una serie di robot che, fungendo da avatar, consente alle persone con disabilità motorie o malattie che le costringono a letto di lavorare a distanza.
Dawn Café: un’idea rivoluzionaria
I 20 robot del Dawn Café hanno un’altezza di 120 cm e dispongono di videocamere, microfoni e altoparlanti. La connessione wireless permette ai circa 50 dipendenti di controllarli a distanza. L’operatore che controlla il piccolo robot prende l’ordine e spesso si ferma a chiacchierare con il cliente. Il robot diventa quindi anche uno strumento di inclusione sociale, che permette ai disabili di evadere dalla malattia che li costringe a letto. Tra gli operatori ci sono persino pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), che utilizzano i movimenti oculari su uno speciale pannello digitale per inviare segnali ai robot. Gli Orihime (questo il nome dei robot) diventano così un potente strumento terapeutico, che assolve a molteplici funzioni.
L’inclusione dei disabili in Giappone
Il lancio del caffè arriva con quello delle Paralimpiadi, che si apriranno il 24 agosto. L’occasione permette di riflettere sui progressi del Giappone in materia di inclusione e accessibilità dei disabili. Da quando Tokyo ha vinto la gara per ospitare i Giochi nel 2013, il Paese si è prodigato per rendere le strutture pubbliche più accessibili, ma gli sforzi non sono ancora sufficienti. Lo afferma Seiji Watanabe, a capo di un’organizzazione senza scopo di lucro che sostiene l’occupazione per le persone affette da disabilità. A marzo il governo ha deciso di aumentare il rapporto minimo di lavoratori disabili in un’azienda dal 2,2% al 2,3%. “Il livello è troppo basso”, dice Watanabe all’Agence France-Presse. E mentre il Giappone pensa a come migliorare le proprie politiche di inclusione, Yoshifuji immagina nuovi modi di impiegare i suoi Orihime, magari per rendere le Paralimpiadi accessibili ai disabili.