Il comitato della Camera USA per le indagini del 6 gennaio ha inviato delle lettere a 15 piattaforme e società tecnologiche affinché forniscano informazioni sui contenuti della disinformazione elettorale. Tra queste ci sono anche Facebook e Twitter. Le aziende avranno tempo due settimane per rispondere.
Perché il Comitato del 6 gennaio ha inviato delle lettere a 15 siti?
Il comitato della Camera USA per le indagini del 6 gennaio ha inviato delle lettere a 15 siti web e aziende tecnologiche per chiedere dei documenti riguardanti l’insurrezione al Campidoglio. Il comitato ha concesso due settimane di tempo per rispondere alla richiesta. Secondo il presidente della commissione Bennie Thompson, si stanno “esaminando i fatti le circostanze e le cause dell’attacco e relativi al trasferimento pubblico del potere”. Questo “al fine di identificare e valutare le lezioni apprese e raccomandare leggi correttive, politiche, procedure, norme o regolamenti”. Le società devono fornire diverse quantità di informazioni. Tra queste vi sarebbero anche le revisioni, sia interne che esterne, della disinformazione elettorale del 2020 o delle forme violente di estremismo, nonché tutti i contenuti forniti alle forze dell’ordine in relazione a ciò.
Le piattaforme coinvolte
Tra le società e i siti coinvolti spiccano YouTube, Twitter, Facebook e anche il social di destra Parler. Anche altre importanti aziende hanno ricevuto la lettera, come Google, Snapchat, Reddit e TikTok. La richiesta si estende anche ai siti web e alle piattaforme di rilevanza più marginale, come 4chan e Gab. Secondo quanto emerso sono coinvolte anche Telegram, 8kun, theDonald.win e Zello.
Le richieste del comitato del 6 gennaio
La richiesta del comitato alla Camera ha come principale obiettivo quello di accedere nello specifico ai contenuti sulle elezioni del 2020. La lettera chiede eventuali revisioni a opera delle aziende contro la disinformazione su USA2020. Nel primo giro di lettere, si parla di fornire set di dati molto consistenti, inclusi “account, utenti, gruppi, eventi, forum di messaggistica, marketplace, post o altri contenuti generati dagli utenti sanzionati, sospesi, rimossi, limitati o privi di priorità”. Questa richiesta arriva dal momento che le piattaforme di social media erano inondate di contenuti di cospirazione elettorale fino al 6 gennaio, giorno dell’insurrezione a Capitol Hill.
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