Blockchain agritech: in pochi la utilizzano

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Blockchain agritech

La tecnologia blockchain agritech consente di mantenere sincronizzati i dati di numerosi database nell’ambito di un medesimo network. Attraverso una prova algoritmica automatica e senza intervento umano. In questo modo è possibile automatizzare e decentralizzare in maniera sicura qualsiasi transazione digitale su ampia scala.

In quanti hanno portato a termine il progetto?

Secondo l’Osservatorio Smart Agrifood dei 93 casi individuati dall’Osservatorio solo l’8% sono pienamente operativi e solo il 24% degli annunci si tramuta in vera blockchain. Tanti annunci, pochi fatti. Secondo i dati messi a punto dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e Università di Brescia il settore agroalimentare si conferma il terzo comparto per numero di progetti pilota e operativi di blockchain. Il 7% del totale di 1.242 casi mappati. Tuttavia dei 93 casi individuati dall’Osservatorio solo l’8% sono pienamente operativi, mentre il 31% sono progetti pilota e il 61% sono perlopiù annunci. Alla prova dei fatti tra questi solo il 24% trova uno sbocco concreto.

Nell’agrifood la blockchain è principalmente un processo di track & trace. Registrare i dati perché possano in seguito essere rintracciati e recuperati (78% dei progetti). Oltre al tema della rintracciabilità, la tecnologia è utilizzata nei processi di pagamento (12% delle iniziative), mentre il 6% dei progetti applica la blockchain ai processi logistici, come la registrazione dei dati sulle condizioni di trasporto o il tracciamento delle attività delle flotte.

Come procedere nella blockchain agritech

Nel 2020 la blockchain ha proseguito la sua crescita, sia nel panorama delle soluzioni offerte sul mercato italiano per la tracciabilità alimentare, sia a livello di implementazione da parte degli attori del settore agrifood. Tuttavia la crescita sta rallentando, segno di un progressivo consolidamento della tecnologia sul mercato dell’offerta. Ci troviamo comunque ancora in una fase sperimentale in cui gli annunci prevalgono largamente sulle iniziative operative e i progetti pilota. In parte questo dipende dall’implementazione non sempre agevole della tecnologia.

Altro ostacolo è la scarsa partecipazione di tutti i livelli della filiera agricola, che vede pochissimi produttori di materie prime fra i promotori dei progetti (3%). Una netta prevalenza di imprese della distribuzione (23%) e trasformazione (20%). Per tali ragioni nel prossimo futuro le aziende dovranno partire dalla definizione dei loro reali bisogni prima di ragionare esclusivamente sulla tecnologia. Per comprendere come la blockchain possa inserirsi nei propri processi e indirizzarsi verso la creazione di ecosistemi inclusivi che favoriscano le interazioni fra più attori e più filiere.

Fonte: il sole24ore.com

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