Ricorso Xiaomi contro il blocco degli Stati Uniti

Xiaomi ha presentato ricorso contro il blocco alle vendite dei suoi prodotti stabilito dagli Stati Uniti. L'azienda respinge le accuse di collaborazione con le forze armate cinesi per attività segrete di spionaggio.

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Xiaomi sostiene di non essere coinvolta in attività di spionaggio contro gli Usa.

Xiaomi non ci sta e intende ribellarsi alla decisione degli Stati Uniti di mettere al bando i suoi prodotti. Le istituzioni americane hanno inserito l’azienda di Pechino in un elenco di società cinesi sospettate di essere supportate dai vertici militari della Cina per attività di spionaggio, e per questo motivo è stata vietata la vendita. L’agenzia di stampa Reuters riporta che è stato presentato un ricorso Xiaomi e una denuncia nei confronti dei Dipartimenti della Difesa e del Tesoro USA, poiché il blocco alle attività commerciali sarebbe “illegale e incostituzionale”.

La società cinese intende inoltre dimostrare che sono false le accuse di collaborazione con le forze armate della Cina, aggiungendo che se dovesse essere confermata l’impossibilità di fare mercato negli States, l’intero gruppo andrebbe incontro ad una serie di danni finanziari ingenti e “irreparabili”.

Dal ricorso Xiaomi si apprende che il colosso di Pechino ha sottolineato che il 75% del diritto di voto in consiglio di amministrazione appartiene ai fondatori Lin Bin e Lei Jun. Inoltre non risulta da alcun documento ufficiale che ci siano degli esponenti delle forze armate tra gli azionisti o proprietari. Anzi, l’azienda cinese ha sottolineato che ci sono diversi soci di minoranza statunitensi, nonché degli importanti gruppi di investimento americani. Dunque non avrebbe alcun interesse ad operare a danno degli States.

Ricorso Xiaomi per evitare il blocco americano che partirà dal 15 marzo

Il ricorso Xiaomi contro il blocco ad alcune aziende di comunicazione cinesi da parte degli Stati Uniti contiene una serie di testimonianze e affermazioni che tendono a smentire le accuse americane. La società dell’amministratore delegato Lei Jun ha affermato che non avrebbe alcun interesse a stringere accordi segreti con le forze militari di Pechino perché questi andrebbero a compromettere profondamente i suoi interessi commerciali. Ad oggi non è dato sapere se effettivamente anche i prodotti Xiaomi saranno banditi dagli States a partire dal 15 marzo. Ci sono però delle situazioni che potrebbero giocare a favore dell’azienda orientale.

Il gruppo di Pechino, a differenza di Huawei, non è dotato di un sistema di telecomunicazioni di sua proprietà che potrebbe consentirgli facilmente di operare in azioni di spionaggio. Di conseguenza, nel ricorso Xiaomi quasi certamente si sosterrà che nell’ambiente militare non vi è alcun interesse nell’avviare una collaborazione con un gruppo che in realtà si limita a produrre smartphone tradizionali ed elettrodomestici per la casa intelligenti.

Donald Trump inserisce Xiaomi nella blacklist

A questo punto, resta da capire quali saranno le intenzioni degli Stati Uniti e soprattutto della nuova amministrazione Biden che fin da subito si è presentata come diametralmente opposta alla precedente guidata da Donald Trump.

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