Jaguar: i robot che sorvegliano la striscia di Gaza

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Jaguar

L’IDF (Israel Defense Forces) affida la sorveglianza delle frontiere ai suoi nuovi robot high-tech Jaguar.

Jaguar: cos’è?

Israele schiera un robot semi-autonomo, soprannominato “Jaguar”, lungo il confine con Gaza. Sviluppati dalle Israel Aerospace Industries, i robot hanno un telaio a sei ruote e sono equipaggiati con una mitragliatrice MAG da 7,62 mm. Dispongono inoltre di telecamere ad alta risoluzione, potenti fari, trasmettitori di comunicazione all’avanguardia e un sistema PA telecomandato. I robot sono simili a un piccolo carro armato e si guidano praticamente da soli. Hanno infatti una destinazione prestabilita in memoria e possono individuare ed evitare ostacoli utilizzando dozzine di sensori e un sistema di guida avanzato. Una misura di sicurezza prevede infine che i robot possano autodistruggersi qualora cadessero nelle mani del nemico.

Jaguar: ecco perché è innovativo

È difficile creare veicoli a guida autonoma in contesti fuoristrada. Ecco perchè il sistema di guida autonoma che le Israel Aerospace Industries hanno predisposto è a tutti gli effetti una svolta tecnica. Il sensore dei Jaguar consente ai robot di operare con la solita efficacia anche in presenza di nebbia e polvere. Il veicolo può inoltre ricaricarsi automaticamente presso una stazione apposita, il tutto grazie a un semplice comando. “Abbiamo condotto uno sviluppo tecnologico rivoluzionario: un robot indipendente che riduce l’attrito del soldato combattente con il nemico e previene i rischi per la vita umana. Sa persino come caricarsi da solo, quasi come un iRobot”, dichiara in un comunicato il tenente colonnello Nathan Kuperstein, capo dell’autonomia e della robotica presso le forze di difesa israeliane.

Le prime foto del robot

Il profilo “The Dead District” ha postato su Twitter la foto di un Jaguar impegnato a sorvegliare la striscia di Gaza. Una volta appresa l’esistenza dei nuovi robot, Il Future of Life Institute ha scritto una lettera aperta nella quale sostiene che “i sistemi d’arma autonomi e semi-autonomi non dovrebbero essere schierati per sostituire i soldati in missioni complesse. Se una grande potenza militare andrà avanti con lo sviluppo di armi AI, una corsa globale agli armamenti è praticamente inevitabile e il punto finale di questa traiettoria tecnologica è ovvio: le armi autonome diventeranno i Kalashnikov di domani”.

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