Facebook e gli “hateful content” in India

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Secondo la documentazione ottenuta da The Associated Press, Facebook avrebbe lottato per frenare gli “hateful content” in India.

Facebook: cosa dice la documentazione?

I documenti facevano parte dei file consegnati al Congresso e forniti alla Securities and Exchange Commission da Frances Haugen, ex dipendente di Facebook. Haugen ha testimoniato davanti a un panel del Senato, all’inizio di questo mese, che Facebook trae profitto dall’implementazione di misure di sicurezza per ridurre al minimo i contenuti dannosi. I documenti interni dell’azienda risalgono al 2019 e si estendono fino a marzo 2021 e mostrano che Facebook non è stato in grado di tenere il passo con la disinformazione e i contenuti che incitavano all’odio in India. L’agenzia di stampa ha riferito che il gigante della Silicon Valley è a conoscenza dei problemi da anni e che i documenti sollevano dubbi sul fatto che sia stato fatto abbastanza per mitigare tali contenuti online.

Facebook: la mancanza di moderatori

Uno dei problemi evidenziati dal rapporto di Associated Press era che Facebook non aveva abbastanza moderatori che parlassero hindi o bengalese. Ecco perché l’azienda non è riuscita a fermare la disinformazione e gli “hateful content”. La società ha etichettato le lingue come priorità per “l’automazione sulla violazione del discorso ostile”. Il governo indiano aveva sollevato preoccupazioni per le sue politiche di moderazione. A settembre, un tribunale dei legislatori di Nuova Delhi aveva convocato l’alto dirigente della società. L’azienda ha “investito in modo significativo nella tecnologia per trovare discorsi di odio in varie lingue, tra cui hindi e bengalese”, ha dichiarato la società.

Il problema dell’odio

“L’incitamento all’odio contro i gruppi emarginati, inclusi i musulmani, è in aumento a livello globale. Quindi stiamo migliorando l’applicazione e ci impegniamo ad aggiornare le nostre politiche man mano che l’incitamento all’odio si evolve online”, ha dichiarato il portavoce di Facebook.

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