Nel corso di quest’anno potremmo arrivare a cinque miliardi di utenti di Internet nel nostro intero pianeta. Portare la connessione a tutta la popolazione mondiale, dunque, è un obiettivo possibile? Forse no, per una serie di motivi. Vediamo meglio.
Connessione alla portata di tutti?
Secondo una ricerca delle Nazioni Unite, al 31 dicembre dello scorso anno il numero di utenti di Internet verificabili era di 4,95 miliardi, cioè il 64% della popolazione mondiale. Se anche tuttavia questa stima fosse in difetto, come si pensa, si attesterebbe in ogni caso intorno al 60%. Naturalmente, poi, la popolazione della Terra è in costante crescita, forse con un picco di 8 miliardi di individui nel prossimo decennio. Ugualmente, l’obiettivo di portare la connessione a tutta quanta la popolazione rimane quantomeno ottimistico.
Internet non è per tutti
Una cosa appare chiara: alcuni Paesi sono meno connessi di altri, e i motivi, come abbiamo detto, possono essere molti. Prendiamo ad esempio la Corea del Nord: si tratta della nazione meno connessa al mondo, perché a nessuno dei suoi abitanti è permesso l’accesso a Internet (parliamo di 25 milioni di persone). Ad affiancarla c’è il Sud Sudan, quasi perennemente in guerra, e l’Eritrea, altamente militarizzata. Qui si conta un 2% di utenti connessi. A seguire troviamo India e Cina, rispettivamente con il 50% e il 41% della popolazione connessa. Ma non tutto è quello che sembra.
Paesi in crescita
Sempre parlando dell’India, la percentuale di utenti connessi non deve ingannare. Infatti il Paese sta aggiungendo connessioni in modo molto rapido, con 128 milioni di persone online nel corso del 2019. La Cina ha raggiunto la quota di 85 milioni di persone connesse dopo la pandemia, nonostante le limitazioni del web che ben sappiamo. Se poi parliamo di Paesi in crescita, ad averne avuta una a dir poco sbalorditiva è la Repubblica Democratica del Congo. Qui si è visto un innalzamento del 122% di utenti, soprattutto grazie all’Internet Society, rete di volontari globali senza scopo di lucro. Gli stessi mirano ad aumentare la connessione nei Paesi dell’Africa, rendendoli sempre meno dipendenti dal resto del mondo.
Interessi nella Silicon Valley: Loon e Taara
Sappiamo che Facebook ha collaborato con la Internet Society per questo obiettivo in Africa. Il motivo è forse prevedibile: il suo obiettivo è portare online tutti gli abitanti del pianeta, compresi i 700.000 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. A tale scopo, Google ha impiegato gli ultimi dieci anni per la realizzazione di un progetto di nome Loon.
Il progetto Loon
Nella pratica, si tratta di palloncini ad alta quota in grado di far galleggiare hotspot Wi-Fi sopra aree rurali remote. L’attuazione però è stata più difficile di quanto si pensasse: un primo volo di prova nel 2016 si è concluso con un atterraggio di fortuna in una piantagione di tè, nello Sri Lanka. Infine, l’intero progetto è stato chiuso definitivamente a gennaio di quest’anno. “La strada verso la redditività commerciale si è rivelata molto più lunga e rischiosa di quanto sperato” ha commentato Astro Teller, CEO di Google X. Telkom Kenya, uno dei maggiori clienti di Loon, interromperà il servizio di mongolfiere a marzo: in compenso, costruirà delle torri 4G.
Progetto Taara
Ma Google è in continua evoluzione, e le idee non mancano. Il cosiddetto Progetto Taara, anch’esso in fase di sperimentazione in Kenya dallo scorso novembre, è la nuova frontiera. Quest’ultimo utilizzerà fasci di luce per fornire segnali Internet, come, per capirci, i cavi di fibra ottica, ma senza cavi. Un’unità Taara con linea di vista ininterrotta verso un’altra unità entro 20 km può fornire una larghezza di banda superveloce, fino a 20 GB al secondo. “Abbastanza perché migliaia di persone guardino YouTube contemporaneamente” ha dichiarato Google. Rimane da dimostrare se questo progetto avrà una crescita sufficientemente veloce da poter incidere in maniera significativa sul numero di 2,8 miliardi nel prossimo decennio. E non solo.
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Sfida fra Musk e Bezos
Elon Musk e il suo Starlink
Ci sono altri problemi che Taara potrebbe trovarsi ad affrontare. Il principale è la concorrenza, con il progetto SpaceX di Elon Musk. Si tratta di un servizio Internet satellitare, che verrà lanciato entro la fine dell’anno. Alla fine di febbraio erano 1265 i satelliti, chiamati Starlink, inviati nell’orbita terrestre bassa. Potenzialmente il massimo potrebbe toccare le 42.000 unità, il che consentirebbe al servizio Internet di coprire l’intero pianeta.
Jeff Bezos e Project Kuiper
E poteva mancare Jeff Bezos, eterno rivale di Elon Musk, in questa diatriba? Ma certo che no. Il servizio satellitare di Amazon ha nome Project Kuiper, e promette velocità superiore a Starlink, e antenne più piccole di un terzo rispetto a quest’ultimo, più facili da produrre. Fino a oggi ha ottenuto l’autorizzazione per 3.200 satelliti, ma nulla si sa del costo finale.
Diatribe spaziali
Naturalmente, anche per questi due progetti la strada non sarà facile, rivalità personali a parte. Gli astronomi hanno portato all’attenzione la questione della spazzatura spaziale, con tutti i satelliti che prevedibilmente affolleranno l’orbita terrestre. Inoltre, la velocità massima di Starlink sarà a 150 MB al secondo, molto meno veloce dei cavi in fibra ottica, pur se Elon Musk si sta impegnando a raddoppiarla entro la fine dell’anno. Per non parlare dei costi per i potenziali utenti, naturalmente.
Costi proibitivi
Il prezzo attuale per i preordini Starlink è di 99 dollari al mese. Va da sé dunque che sia un costo improponibile per i 770 milioni di abitanti della Terra che guadagnano, se tutto va bene, due dollari al giorno. Per questo Elon Musk sta tentando di abbassare il prezzo, nonostante sia pronto a ricevere 885 milioni di dollari dalla FCC (Commissione Federale per le Comunicazioni) in cambio della promessa di fornire il servizio alle case più difficili da raggiungere nelle aree rurali. Per completezza, il 10% degli americani ha affermato di non utilizzare Internet, ma certamente in gran parte questo dato risente della mancanza di banda larga per un numero stimato di 21 milioni di persone.
Un servizio satellitare
Proseguendo a parlare di costi, Starlink sta tentando di entrare nel programma FCC Lifeline, progettato per fornire un sussidio di 9,25 dollari alle famiglie a basso reddito che desiderino ottenere una connessione. Questo però avrebbe poco senso, a meno che il servizio di Musk non offrisse qualcosa a livello ancora inferiore. Come abbiamo visto, dunque, portare la connessione Internet ai 2,8 miliardi di persone che mancano per arrivare ai 5 non è così facile come potrebbe sembrare. Saranno necessari diversi fattori, tra cui la riduzione dei prezzi tra fornitori, massicci investimenti governativi, sussidi per portare avanti anche le aree rurali, coinvolgimento delle ONG sul territorio, e la combinazione di più tecnologie. Nel caso questo accadesse, potremmo portare Internet in tutto il mondo entro il 2035, prima cioè di eliminare la povertà. Con tutto quello che potrebbe conseguirne in futuro.